Il Borgo di una volta

In pochi sanno che un tempo, dalle nostre parti, girarono molti film italiani, ma anche kolossal americani, e tantissimi divi scoprirono una locanda, a Borgo Sabotino, dove si mangiava divinamente. Immaginate gli anni sessanta: ora chiudete gli occhi e sentirete la musica di quel tempo e gli odori buoni di quella locanda. Seduti ad un tavolo accanto a voi, Liz Taylor e Richard Burton. No, non è una scena finta, è la scena di chi si trovò veramente accanto i due divi di Hollywood in un giorno del 1962. A cucinare le prelibatezze era Mafalda Colognese, ma che tutti chiamavano “la padovana”, e questa è la sua storia e quella del suo leggendario ristorante che ora non c’è più.

A Latina e dintorni si mangia molto bene un po’ ovunque, e lo dice uno che ha avuto la fortuna di girare il mondo. Si mangia bene nei ristoranti, nelle trattorie e persino nei pub. Questo credo per la combinazione delle ricette ereditate dalle varie provenienze territoriali che Latina ha avuto sin dalla sua fondazione, come quelle venete, friulane, emiliane, siciliane, campane… senza dimenticare le ricette del territorio dei nostri paesi collinari. Ma io voglio raccontarvi di un ristorante in particolare, che si trovava a Borgo Sabotino già dal 1936, dove i miei genitori festeggiarono il mio primo anno di vita, una domenica di novembre del 1960. Quel ristorante si chiamava “la Padovana”.

La storia di Mafalda Colognese in arte “la Padovana”

Siamo negli anni trenta, Littoria è appena stata fondata. Amedeo Dorio parte spesso da Padova per venire a cacciare nel territorio pontino, perché ricca di volatili. La cacciagione raccolta è destinata al ristorante che gestisce insieme a sua moglie Mafalda nel padovano. Ma qui si sente a casa, incontra tanti veneti e si innamora del territorio. Convince così la moglie ad accompagnarlo insieme ai loro due figlioli, la terza nascerà poi a Latina. Anche Mafalda rimane affascinata dal luogo e insieme al marito decidono di trasferirsi e di aprire, nel 1936, una piccola locanda a Borgo Sabotino, sulla curva della via che porta al mare. Inizia così a cucinare per i viandanti. Mafalda è una donna piacevole, molto intelligente ed è una cuoca eccezionale. Fettuccine al ragù, fettuccine con l’interiora di pollo, pollo alla diavola, sono le sue pietanze speciali che catturano le persone che si fermano per un pasto caldo, tra questi anche Benito Mussolini La voce si sparge, e quella piccola locanda non basta più per soddisfare tutti quelli che vogliono assaggiare le prelibatezze di Mafalda. Così decidono di acquistare il terreno che è lì accanto, per costruire il nuovo ristorante con la loro abitazione al piano superiore. Nasce quindi il ristorante la Padovana, il nome glielo suggeriscono proprio i loro avventori, perché tutti dicono, per la provenienza di Mafalda: “andiamo a mangiare dalla padovana”.

 

 

Borgo Sabotino succursale di Hollywood e Cinecittà

Per il ristorante di Mafalda è sempre più successo. Siamo alla fine degli anni cinquanta e qualche attore capita da lei perché in zona stanno girando alcuni film. Da allora in poi di personaggi famosi, del cinema e dello spettacolo, ci sarà la fila nel suo ristorante. Partono da Roma, per venire a mangiare quei piatti semplici, ma cotti con sapiente maestria da quella signora padovana che si fa volere anche tanto bene dalle persone. Nel 1962 girano a Torre Astura il film Cleopatra, il Kolossal americano è interpretato dalla coppia più famosa di Hollywood, Liz Taylor e Richard Burton. Le riprese durano per un bel po’ e i due divi diventano habitué del ristorante la Padovana.Monica Vitti, Alberto Sordi, Walter Chiari, Federico Fellini e Giulietta Masina, Virna Lisi, Pier Paolo Pasolini, Grace Kelly, Vittorio Gassman, Michelangelo Antonioni, Franco Zeffirelli, Renato Rascel, Mike Bongiorno e tantissimi altri vengono a Borgo Sabotino a mangiare da Mafalda.

 

 

 Alessandra Dorio, l’erede della ricetta segreta

Conosco Alessandra Dorio che era una fanciulla, veniva nella comitiva del Palazzo M con la sua vespetta 50 da Borgo sabotino. Vispa, intelligente, bionda e con gli occhi celesti, non era possibile non voltarsi a guardarla. La incontro in tarda mattinata al bar Turi Rizzo, porta con se un librone, ma che potrebbe essere anche un vecchio album di foto. Ha un paio di occhialoni da sole, per proteggere i suoi occhi molto chiari, ed è vestita “shalla”, cioè tranquilla, come direbbero i giovani. La vedo emozionata come una studentessa che attende di essere interrogata. Dopo un paio di battute sul periodo nefasto che stiamo vivendo, si scioglie e ci immergiamo insieme nei racconti del tempo che fu. Raccontami di tua nonna, la padovana “Mia nonna Mafalda era una donna aperta e divertente, con la gente ci sapeva fare. Aveva diciotto dipendenti, tutte donne, e il sabato e la domenica diventavano ventotto e credimi, non c’è stato mai un litigio, e voglio aggiungere che il successo della Padovana è stato anche grazie a loro. Quella a cui io ero più legata si chiamava Ilaria Turato. Mio nonno Amedeo invece, organizzava ogni venerdì, che era giorno di chiusura, una gita fuori porta con tutte le dipendenti, erano veramente una grande famiglia” E cosa mi racconti dei divi che sono passati dal vostro ristorante? “Lo vedi questo libro?” Finalmente scoprirò di cosa si tratta “In questo libro ci sono gli autografi di una vita, di tutti i personaggi, famosi e non, che sono venuti a magiare da noi. Guarda; questo è quello di Grace Kelly, pensa che mia nonna le fece mangiare il pollo con le mani, lei che ormai era una principessa. Ricordo bene Pier Paolo Pasolini, veniva sempre solo, molto pensieroso. Però una sera, un commerciante di Latina, Mimmo D’Ercole venne a festeggiare il suo compleanno e gli offrì una coppa di spumante. Lui accettò e conversarono per molto tempo vicino al camino. Veniva spesso anche Monica Vitti, che dopo pranzo aveva l’abitudine di fare la pennichella, e mia nonna la faceva salire in casa per farla riposare sul suo letto. Invece Walter Chiari era proprio di casa perché era molto amico di mio papà, e mi ha anche battezzato e conservo ancora i suoi regali. Ma il ricordo più bello ce l’ho con Federico Fellini, che veniva spesso con la moglie Giulietta Masina, ma a volte si presentava anche da solo. Una mattina venne alle 10:30, ovviamente gli dissi che ancora non era pronto nulla da mangiare, e allora lo portai con me, con la mia 2cv, a comprare l’insalata dai contadini. Un poco mi vergognai perché ero vestita quasi in pigiama, ma lui non era uno che si formalizzava. Poi quando tornammo telefonò a sua moglie Giulietta e la passò al telefono a noi e a tutte le dipendenti. Quando qualcuno gli chiedeva l’autografo si alzava sempre in piedi e ringraziava, un uomo di una grande umiltà. Con le mance di questi divi, le diciotto dipendenti si costruirono casa”

Senti Alessandra, ma me la dici la ricetta del pollo alla diavola che faceva tua nonna? Mi sorride e io so già la risposta.

“Pensa che è così semplice, ma non la dirò mai a nessuno” Da qualche anno Alessandra ha aperto insieme al figlio Niki, in viale Italia, un piccolo locale dove ripropone le antiche ricette di nonna Mafalda, e manco a dirlo, l’insegna recita così: “la Padovana dal 1936”e il pollo, giuro, ha lo stesso sapore di quello che cucinava la nonna. Già, nonna Mafalda, se fosse di questo tempo la proporrei come assessore al turismo e alle pubbliche relazioni… in questa città che un tempo fu, ma che non lo è più. Ringrazio Alessandra Dorio, la mamma Glory e la sorella Francesca. Fattoalatina.it - 08.11.2020